Emergenza Sudan. COOPI per 35 mila profughi in Ciad e Sudan
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29-05-2023 | di COOPI

Emergenza Sudan. COOPI per 35 mila profughi in Ciad e Sudan

Da quando il 15 aprile 2023 è esploso il conflitto in Sudan tra le Forze Armate e le Forze di Supporto Rapido, oltre 1.400.000 persone sono fuggite dalla capitale Khartoum in direzione di luoghi più sicuri, come Gedaref nell’est del Paese, al confine con l’Etiopia oppure in Ciad, al confine con il Darfur. Sono questi i luoghi in cui, grazie alla sua presenza storica, COOPI – Cooperazione Internazionale sta prestando assistenza umanitaria a 35 mila persone in stato di estremo bisogno, soprattutto donne e bambini. A Gedaref, in Sudan, COOPI ha avviato la distribuzione di cesti alimentari, materiali per realizzare rifugi ed il controllo della potabilità dell’acqua; a Zabout, in Ciad, COOPI è all’opera per la fornitura di servizi e kit igienico-sanitari, luoghi e campagne per il benessere psico-sociale e per la protezione di donne e bambini.

La risposta a Gedaref, in Sudan

Gli sfollati che arrivano in media a Gedaref ogni giorno sono 2.500. Hanno perso tutto e non hanno più fonti di reddito. Il sistema bancario è fuori uso e nei mercati rimasti aperti, le materie prime scarseggiano, mentre i prezzi continuano a salire.

Lo staff di COOPI ha incontrato gli sfollati ospitati nei quattro insediamenti allestiti nella città di Gedaref: l’università di Gedaref, l'istituto Haj Hassan, il complesso Omer Ibn Abdulaziz e il centro giovanile. La popolazione ha evidenziato le necessità più impellenti su cui COOPI ha organizzato la propria risposta di emergenza: generi alimentari, rifugi dignitosi e acqua potabile.

Spiega Andrea Lorenzetti, capo missione di COOPI Sudan:

700 famiglie tra le più vulnerabili cominceranno a ricevere un cesto alimentare che include 5 kg di farina, 1 kg di riso, 2 kg di lenticchie e 2 litri di olio da cucina. I prodotti di prima necessità sono stati selezionati in collaborazione con il gruppo di lavoro di emergenza e il governo, sulla base dei bisogni riscontrati nella popolazione, l’accessibilità di questi prodotti sul mercato, i bisogni nutrizionali ed il periodo di conservazione.

E aggiunge:

Avere un rifugio è fondamentale per tutelare il più possibile la sicurezza e l’incolumità personale, proteggersi dal clima e dai suoi cambiamenti, preservare la propria salute, ma anche per garantire la dignità umana e per sostenere la vita famigliare in circostanze di estrema precarietà. Per questo, stiamo per distribuire i materiali per costruire rifugi di emergenza, come teli e stuoie, in coordinamento con il gruppo di lavoro per le iniziative della comunità locale e la Commissione sudanese Aiuti umanitari.

Conclude Lorenzetti:

COOPI sta iniziando a monitorare la qualità dell'acqua, presso i quattro punti temporanei di raccolta dell'acqua, in collaborazione con l'ente statale per l'acqua e il Ministero della Salute. I risultati dei test saranno condivisi con i relativi dipartimenti governativi, seguiti da aggiornamenti quotidiani e altri incontri di coordinamento pertinenti per identificare soluzioni nel caso di contaminazione rilevata.

Il conflitto tra Forze militari e Forze di Risposta Rapida ha mandato in frantumi un sistema già precario, impedendo alla popolazione l’accesso a servizi e beni di prima necessità, specialmente per le persone che sono state costrette a sfollare.

COOPI partecipa attivamente e sin dall’inizio al gruppo di lavoro umanitario, di cui fanno parte il governo locale, la Commissione di Aiuti umanitari del Sudan, le Agenzie delle Nazioni unite, i gruppi di iniziativa locale ed i volontari per portare avanti un piano coordinato di risposta all’emergenza.

La risposta a Zabout, in Ciad

Dall’inizio del conflitto, 90 mila sudanesi, provenienti in particolare dalla regione del Darfur, si sono riversati in Ciad. COOPI ha scelto di intervenire nel Dipartimento di Adè (provincia del Sila), dove, secondo il prefetto incontrato il 31 maggio, oltre 23 mila rifugiati avevano raggiunto il territorio, di cui più del 90% composto da donne e bambini e il 15% costituito da persone con bisogni speciali.

Si tratta di un numero destinato a crescere; per questo motivo, il coordinamento degli attori umanitari e statali di risposta alla crisi, nel quale COOPI interviene, ha stabilito l’apertura di un nuovo campo rifugiati nelle vicinanze del villaggio di Zabout, a 45 km da Goz Beida. In tale sito, destinato ad ospitare fino ad un massimo di 25 mila persone, COOPI è stata incaricata dall’Alto Commissariato ONU per i rifugiati di fornire servizi di Protezione, Acqua e Igiene.

Spiega la capo missione di COOPI Ciad, Valeria Presciutti:

Grazie al Fondo COOPI per l’emergenza, inizieremo a costruire due Spazi “Amici dell’Infanzia”, dotati di servizi igienico-sanitari differenziati per sesso, sollevati dal suolo (in previsione della stagione delle piogge) e accessibili per i portatori di handicap. In questi Spazi, organizzeremo attività ludico-ricreative coinvolgendo le mamme, per favorire sia il loro benessere che quello dei loro figli, dopo la traumatica esperienza vissuta. Inoltre porteremo avanti una campagna di sensibilizzazione contro il maltrattamento dei bambini, il loro abuso o sfruttamento e per la coabitazione pacifica. Lanceremo dei messaggi di sensibilizzazione nei vari settori del campo allo scopo di rendere coscienti i bambini e gli adulti sui rischi di violenza, dare loro le chiavi per la prevenzione e conoscere a chi rivolgersi in caso di abuso.

Per il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, il primo intervento di COOPI prevede la costruzione di 5 blocchi di latrine con docce e la distribuzione di:

  • 850 kit di igiene personale, contenenti 1 contenitore per l’acqua con coperchio, 2 taniche per il trasporto dell’acqua, una bacinella in plastica per il lavaggio degli indumenti, detersivo e sapone;

  • 850 kit per sostenere la salute mestruale delle donne e ragazze contenente sapone, assorbenti igienici riutilizzabili e monouso, un rotolo di sacchetti neri, una torcia solare e un fischietto per facilitare e rendere più sicuro l’accesso alle latrine di notte;

  • 300 kit di trattamento delle acque a uso domestico comprensivo di 2 taniche di raccolta dell’acqua, un fornello metallico, un bollitore di grandi dimensioni, una tela per il filtraggio, un recipiente con coperchio e rubinetto per il contenimento e stoccaggio dell’acqua trattata e delle pastiglie di cloro per il lavaggio e sterilizzazione degli articoli.

Inoltre, lo staff di COOPI porterà avanti una campagna sul corretto uso dell’acqua, sulle buone pratiche igieniche e sulla gestione dei rifiuti solidi ed umani, attraverso il coinvolgimento attivo di tutta la comunità e l’azione “porta a porta” di operatori locali opportunamente formati; in questo modo, sarà possibile prevenire malattie come il colera e la diarrea.

COOPI è in Ciad dal 1994 con progetti di sicurezza alimentare, protezione ed educazione. Il Paese affronta, da ormai qualche anno, molteplici crisi che aggravano una situazione già difficile, dovuta alle infrastrutture precarie, alle scarse risorse e agli attacchi dei gruppi armati. Oltre a ciò, il cambiamento climatico, l’impoverimento delle terre e il conseguente aumento dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione sono sfide importanti poste ad un Paese in piena transizione politica. Ciononostante, il Ciad è il primo Paese dell’Africa centrale e settentrionale per il numero di rifugiati accolti sul suo territorio.

La foto di apertura e la foto della bambina sono stati scattati da Dicko per Unicef all'interno di un progetto di COOPI.