29-05-2025 | di COOPI
Tragedia in Palestina. L’appello delle Osc di LINK 2007
COMUNICATO
In qualità di rete di organizzazioni della società civile impegnate nella cooperazione internazionale, LINK 2007 si è sempre posta come spazio di confronto, riflessione e proposta, cercando di leggere i contesti complessi attraverso la lente dello sviluppo umano, della pace e dei diritti.
Abbiamo sempre scelto di mantenere una posizione di equilibrio, di ascolto, di mediazione. Una posizione che nasce non da equidistanze astratte, ma dalla responsabilità di chi vuole contribuire alla costruzione di ponti, non all’inasprimento dei conflitti.
Sulla tragedia in atto in Palestina LINK 2007 si è ripetutamente espresso attraverso appelli e prese di posizione. Prese di posizione che erano consapevoli della propria impotenza nell’incidere in un conflitto di questa natura orientando le scelte di chi di quel potere dispone. Riteniamo che per tutti, individui, organizzazioni, decisori politici esistono soglie oltre le quali il silenzio diventa complicità e la prudenza si trasforma in rinuncia al dovere morale.
Riteniamo che, di fronte a quanto continua ad accadere in Palestina, quella soglia sia stata superata.
Superata dal numero inaccettabile di vittime civili.
Superata dalla sistematica violazione del diritto internazionale umanitario.
Superata dall’impunità con cui si colpiscono infrastrutture civili, ospedali, scuole, operatori umanitari.
Superata dall'assenza di prospettive concrete per la pace, sostituite da logiche di punizione collettiva, eliminazione fisica e occupazione prolungata.
In questo momento, il giudizio morale deve prevalere sulla cautela politica. Non può esserci ambiguità davanti alla sofferenza di un popolo che da decenni vive in condizioni di negazione dei diritti fondamentali, e che oggi subisce una violenza che travalica ogni principio di proporzionalità e umanità.
Come rete LINK 2007:
Condanniamo con forza gli attacchi terroristici e il rapimento degli ostaggi civili da parte di Hamas e della Jihad islamica del 7 ottobre 2023, l’uccisione di decine di migliaia di civili palestinesi e ogni forma di violenza indiscriminata, da qualunque parte essa provenga.
Ribadiamo la necessità di un cessate il fuoco immediato e duraturo e della liberazione degli ostaggi.
Chiediamo con urgenza la piena applicazione del diritto internazionale e il rispetto del diritto umanitario.
Esprimiamo solidarietà a tutte le comunità colpite, e in particolare alla popolazione palestinese, oggi oggetto di un'offensiva che travalica ogni principio di umanità da parte del Governo Israeliano.
Invitiamo le istituzioni italiane ed europee ad assumere una posizione chiara, coraggiosa e coerente con i valori che si proclamano, superando l’ambiguità e la prudenza diplomatica.
I decisori politici – anche coloro il cui potere è oggettivamente limitato in uno scenario che appare sempre più fuori controllo – non possono sottrarsi alla prospettiva del giudizio storico che inevitabilmente sarà dato su queste vicende.
Siamo tutti stanchi, spesso anche disperati, di fronte all’apparente inutilità dei tanti appelli lanciati,
delle lettere inviate, delle parole pronunciate.
E ci sono momenti – come questo – in cui anche organizzazioni come le nostre, che cercano sempre
di ragionare nella prospettiva concreta di ciò che si può fare, devono riconoscere la propria debolezza, la propria impotenza, e ripartire proprio da lì.
La terribile realtà che abbiamo davanti ci impone di non cedere a un sentimento di inutilità, di non rassegnarci al silenzio.
È questo il tempo in cui le organizzazioni della società civile, le istituzioni democratiche, quello che resta della comunità internazionale devono alzare la voce, difendere i valori universali della pace e dei diritti umani, e ritrovare il coraggio di affermare, con forza e chiarezza, che non tutto può essere giustificato, minimizzato o spiegato.
Chi lavora per la cooperazione allo sviluppo lo sa bene:
non c’è sviluppo senza giustizia, non c’è giustizia senza diritti, non ci sono diritti senza pace.
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