27-11-2018 | di COOPI
Bria: laboratori di resilienza quotidiana
(di Martina Azzalea, assistente al Coordinamento di COOPI RCA)
Bria è una delle città più importanti dell’Haute-Kotto, la regione nord-orientale della Repubblica Centrafricana. Suo malgrado, è diventata tristemente celebre per essere stata teatro di scontri tra gruppi armati e omicidi ai danni della popolazione che, stremata e spaventata, nel 2016, ha abbandonato, in parte, la città per rifugiarsi sul sito di PK3, dove oggi continua a sopravvivere e ad essere raggiunta da altri sfollati in arrivo dalle città vicine.
Oggi la popolazione di PK3 è stimata a 55 880 persone. Accanto a questo e ad altri siti minori, la popolazione che risiede in città è soggetta al controllo dei gruppi armati – e lo è anche PK3. È qui, a Bria, che COOPI porta avanti 4 progetti, per promuovere la sicurezza alimentare e la protezione delle persone più vulnerabili, grazie al finanziamento di UNHCR (Alto Commissariato ONU per i Rifugiati), PAM (Programma Alimentare Mondiale), Fondo Umanitario e Unione Europea (Dipartimento per l’Emergenza e la Protezione Civile).
Percorrendo il tratto di pista che porta dal centro-città di Bria a PK3, è facile intravvedere case abbandonate che, in soli due anni, sono state invase dalla vegetazione e distrutte dal passaggio dei gruppi armati. Tuttavia, guardando meglio tra questa vegetazione, si possono osservare piccoli gruppi di persone intenti a togliere gli arbusti cresciuti tra le mura, a raccogliere i mattoni caduti poco distante e a ricostruire, timidamente, quella che è la loro casa.
Si tratta, nella maggior parte dei casi, degli abitanti del quartiere, ora sfollati sul sito di PK3, che - a causa della loro condizione di estrema vulnerabilità - sono beneficiari delle attività di COOPI, nell’ambito del progetto finanziato da UNHCR. Attraverso il monitoraggio e la gestione del sito PK3, le nostre équipe e la rete comunitaria locale – formata dai responsabili dei blocchi, dai Comitati di Protezione e dai responsabili di settore – si occupano della registrazione prima e della presa in carico poi degli incidenti di protezione. Tra i più ricorrenti, citiamo le violenze basate sul genere (VBG), le aggressioni fisiche, le accuse di stregoneria, le torture fino agli omicidi.
La presa in carico che COOPI offre è di tipo psico-sociale. Per esempio, nei casi di VBG, che colpiscono in modo particolare le donne, interviene offrendo alle vittime kit per prendersi cura di sé (accessori per l’igiene personale, i pagne per confezionarsi degli abiti), inserendole in attività generatrici di reddito (attraverso formazioni e consegna di kit per avviare un piccolo commercio) e ergo-terapeutiche (uncinetto e saponificazione, per esempio), in modo tale da favorire la loro ripresa psico-sociale. Queste attività sono svolte attraverso due centri di ascolto e altre due strutture finanziate queste ultime dal Fondo Umanitario che ci garantisce un maggior supporto nel settore delle VBG.
In una situazione di conflitto, i movimenti sono molto limitati (se non impossibili): la città di Bria è circondata dai gruppi armati che si muovono su tutte gli assi di accesso alla città, impedendo alla popolazione di accedere ai campi. Di conseguenza la popolazione, ed in particolare quella sfollata, ha a disposizione una ridotta porzione di terra per coltivare. COOPI, in partenariato con il PAM, si occupa della distribuzione dei viveri alle persone più vulnerabili, affinché possano alimentarsi con una certa costanza.
La resilienza fa da cornice a questa città che, nonostante un ritorno lontano e ancora incerto alla normalità, combatte con creatività, forza di sopravvivenza e spirito di adattamento questa precaria situazione. Tra le unità abitative di PK3, costruite con legna e teli di plastica, si possono scovare veri e propri laboratori di resilienza e sono soprattutto le donne a gestire queste piccole attività: la preparazione di dolci e focaccine è l’attività che più si nota, insieme a piccole bancarelle di oggetti vari, parrucchieri e aggiusta-tutto.
I bambini, le bambine, corrono, giocano e scherzano... e grazie al progetto di educazione in emergenza che COOPI implementa con il Dipartimento di Aiuti Umanitari dell’Unione Europea (ECHO), possono tornare a scuola.
Sul sito di PK3 abbiamo costruito degli hangar equipaggiati di banchi per gli alunni, lavagne, tavoli e sedie per gli insegnanti. Gli insegnanti non ci sono più, sono scappati durante la crisi, motivo per cui in una classe possono esserci 150 bambini, tutti assieme, intenti a seguire le lezioni persino per terra. Grazie all’Unione Europea, COOPI sta formando nuovi insegnanti per dare loro un lavoro e ai bambini un’istruzione di qualità.
A Bria, l’educazione passa anche dalle scuole, che vengono riaperte grazie alla presenza di questi nuovi insegnanti e a piccoli interventi di riabilitazione che COOPI sta finalizzando. L’educazione passa anche attraverso i genitori, i quali contribuiscono alla buona manutenzione della scuola e alla messa in sicurezza dell’ambiente scolastico, attraverso le attività di manutenzione alle quali partecipano insieme ai professori. In questo modo potremo permettere a tutti i bambini e i ragazzi oggi e a quelli che un giorno lasceranno il sito di PK3 e torneranno nei loro quartieri, di accedere a una scuola di qualità.
COOPI implementa questi quattro progetti guardando al passato, al presente e al futuro dei beneficiari, affinché non possano soltanto sopravvivere in un ambiente ostile come un sito di sfollati o una città divisa dai check-point dei gruppi armati, ma affinché le persone vivano un presente dignitoso, accompagnandoli nella loro quotidianità di oggi e di domani.