11-01-2018 | di COOPI
Camerun: donne e bambini in carico della propria sicurezza alimentare
La regione dell’Estremo Nord del Camerun sta soffrendo, negli ultimi tempi, una situazione di forte emergenza alimentare, che colpisce nel paese una persona su tre. All’alternarsi incessante di inondazioni e siccità che rendono difficile per le popolazioni locali poggiare su un sostentamento agricolo consistente si sommano le devastazioni del gruppo terroristico Boko Haram e le sue ripercussioni in termini di movimenti di persone: sono oltre 200mila i rifugiati, 100mila gli sfollati interni e 30mila gli sfollati di ritorno.
È in questo contesto che COOPI opera per garantire sicurezza alimentare e nutrizionale con il contributo finanziario di AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo).
Il focus del suo intervento è posto in particolar modo sulla distribuzione di sementi di qualità e di strumenti agricoli per rilanciare la produzione di cereali e legumi, a cui in parallelo si affiancano percorsi formativi tenuti da figure esperte sulle tecniche agricole, l’ottimizzazione del materiale erogato e la gestione del raccolto. L’insieme di attività è stato concepito come supporto diretto per le migliaia di famiglie nelle quali vedove e orfani (quest’ultimi spesso giovanissimi) hanno subito la perdita del capofamiglia maschio a causa delle violenze di Boko Haram e sono costretti a cercare soluzioni immediate per la propria sussistenza.
Spiega Vincenzo Altomare, coordinatore dei progetti di COOPI in Camerun:
«Le donne si sono ritrovate improvvisamente ad avere un ruolo che, per motivi sociali e culturali, non avevano mai avuto prima, arrivando a gestire l’economia di casa. Per dare un’idea, in molte famiglie è ancora l’uomo che ha il controllo delle riserve di cibo e che dà alla donna il quantitativo necessario per preparare da mangiare. […] Spesso accade che siano i bambini ad assumersi il ruolo di capofamiglia, nelle famiglie rimaste senza genitori o quando, dopo la scomparsa del padre, la madre affida al figlio maggiore, che magari ha appena 12 anni, il compito di provvedere alla famiglia. »
Per facilitare lo svolgimento delle attività, i 10mila beneficiari scelti sono poi stati divisi in 20 gruppi da 250 persone, in ciascuno dei quali è stato identificato un leader a cui trasmettere quanto appreso al suo team e, in particolare, proprio a donne e bambini.
Il lavoro di selezione dei beneficiari ha richiesto un lungo processo e si è basato sull’individuazione dei più vulnerabili: «Con così tante persone che necessitano un aiuto, bisogna che anche le comunità locali capiscano i criteri che fanno decidere di aiutare un soggetto invece di un altro. Noi prendiamo queste decisioni sulla base di richieste e dopo esserci confrontati con le autorità locali e quelle tradizionali.»
Nonostante queste e altre difficoltà (tra cui l’importazione delle sementi nell’Estremo Nord e l’implementazione di strutture per operare localmente), l’intervento ha iniziato a mostrare i suoi risultati da gennaio e procede tuttora con buoni esiti.