Ciad: screening contro la malnutrizione
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09-03-2016 | di COOPI

Ciad: screening contro la malnutrizione

COOPI lavora nell'est del Ciad da 12 anni, impegnandosi in progetti volti a migliorare l'accesso alle cure e la sicurezza alimentare di migliaia di persone. Nel 2015, nei distretti di KouKou e Goz Beida, COOPI, con il finanziamento della Commissione europea, ha avviato un progetto per la lotta alla malnutrizione infantile che prevede il supporto di due Unità Nutrizionali Terapeutiche, integrando oltre al trattamento anche la prevenzione.

Il video, realizzato da Carlotta Pianigiani dello staff COOPI, illustra la campagna di screening che COOPI ha condotto nei mesi di dicembre 2015 e gennaio 2016 nei distretti di Koukou e Goz beida che ha come scopo la ricerca dei bambini malnutriti di età inferiore ai 5 anni.

In questo periodo lo spostamento della popolazione che si muove per lavorare nei campi crea maggiori difficoltà e limita l'accesso alle unità nutrizionali terapeutiche. La ricerca attiva dei casi appare, quindi, una soluzione efficace per ovviare al problema e per riuscire a raggiungere anche le zone più isolate, oltre a rappresentare un'occasione di incontro tra la comunità e il sistema sanitario.

Il giorno precedente, i capi villaggio e i responsabili dei centri sono incaricati di sensibilizzare la popolazione e di spiegare l'importanza di queste attività, grazie anche all'utilizzo di persone dedicate che si occupano di passare il messaggio tramite il megafono.

In seguito le équipes, formate ciascuna da due persone incaricate di prendere le misure antropometriche e da un infermiere che supervisiona e si occupa di valutare ogni singolo caso, si spostano nei villaggi per effettuare le attività. A ciascun bambino viene misurato il perimetro brachiale tramite un apposito braccialetto, il peso e l'altezza e i casi che rispondono ai criteri descritti nel protocollo nazionale vengono riferiti alle strutture sanitarie di competenza.

Un'attenzione particolare viene dedicata alla popolazione rifugiata e sfollata che si trova in una situazione più fragile rispetto alla popolazione autoctona.  La partecipazione della comunità è molto attiva e si percepisce spesso grande apprezzamento e gratitudine per quello che stiamo facendo. Questo non è sempre evidente, in popolazioni isolate in cui la tradizione è molto forte e che non hanno facile accesso alla medicina occidentale.