29-04-2020 | di COOPI
Covid-19. In Niger supportiamo i Centri di Salute Integrati del Ministero della Salute Pubblica
A partire dalla fine del mese di marzo 2020 i primi casi confermati di COVID-19 sono appasi anche in Niger e in particolar modo nella città di Niamey, la capitale. COOPI in Niger ha adeguato il suo intervento di supporto alle popolazioni sfollate nella regione di Tillaberi, applicando le norme di prevenzione promosse dall’Organizzazione mondiale della Salute.
Nel quadro dei progetti “Responding to crisis-affected populations’ primary health care and mental health needs in Tillaberi and Tahoua regions (Mali and Burkina Faso borders) of Niger through a Rapid Response Mechanism (RRM) and support to existing services”, finanziati dall’Office of U.S Foreign Disaster Assistance (OFDA) e dalla Commissione Europea (ECHO, Dipartimento per gli Aiuti umanitari e la Protezione civile), COOPI ha dotato il personale sanitario di 33 Centri di Salute Integrati del Ministero della Salute Pubblica, presenti sul territorio, con mascherine, guanti e termometri. Ha installato dei dispositivi per il lavaggio delle mani equipaggiati di sapone e carta. Inoltre, per garantire le distanze fra i pazienti durante l’attesa, COOPI ha costruito delle capanne con materiali locali; invece, per garantire la distanza di sicurezza di 1,50 m tra medico e paziente, ha installato alcuni tendoni adibiti a studi medici.
Distribuzione del materiale sanitario
Il personale locale gestisce e conduce un’attività di informazione e sensibilizzazione sul coronavirus garantendo così la relazione fra il personale sanitario e la popolazione che si trova in situazioni vulnerabili. Con l’obiettivo di diffondere le misure preventive il più possibile, sono state contattate alcune radio locali grazie alle quali saranno trasmesse informazioni, approvate dal Ministero della Sanità Pubblica, nelle diverse lingue locali.
Dal 2018 i Centri di Salute Integrati lavorano in stretta collaborazione con le nostre cliniche mobili. Nella provincia di Ayourou dove ci sono circa 40,000 sfollati, le quattro cliniche mobili visitano circa 240 pazienti al giorno (con una media di 60 pazienti per clinica). I pazienti sono per lo più sfollati, fuggiti dal loro villaggio originario a causa della violenza perpetrata dai diversi gruppi armati (terroristi, forze armate e banditi). Le malattie più frequenti sono la malaria, che tutt’oggi causa numerosi decessi, le diaree causate dalla pessima qualità dell’acqua e le infezioni respiratorie come le polmoniti e le bronchiti.
Supporto alle comunità sfollate
Ogni clinica dispone di un medico, un’infermiera, uno psicologo ed un’ostetrica. Il ruolo dell’ostetrica è di fondamentale importanza: in Niger una donna partorisce in media 6 figli. Per questo motivo l’assitenza pre natale è necessaria per il benessere della madre e del nascituro. Allo stesso modo, anche lo psicologo svolge una funzione chiave. Il primo soccorso psicologico e l’identificazione dei problemi di salute mentale è essenziale in un territorio dove gran parte della popolazione ha subito violenze o torture e riporta problemi come l’insonnia o il disaddatamento.
Le cliniche intervengono in tutti quei territori dove si insediano gli sfollati che normalmente si trovano ad una distanza maggiore di 15 chilometri dai Centri di Salute Integrati. La distanza e le misure restrittive (coprifuoco dalle 19 alle 6 e il divieto di utilizzare motociclette) impediscono agli sfollati di recarsi presso i centri. Per questo motivo l’intervento delle cliniche mobili è cardinale nel fornire assitenza e supporto.