20-06-2019 | di COOPI
Giornata Mondiale del Rifugiato. Oltre 70 milioni le persone in fuga
Nel 2018, 70,8 milioni di persone sono fuggite da guerre e persecuzioni: il numero più alto mai registrato dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati e riportato nel rapporto Global Trends, diffuso ogni anno il 20 giugno, Giornata Mondiale del Rifugiato.
Ma chi sono questi 70,8 milioni di persone? 25,9 milioni sono rifugiati; 3,5 milioni i richiedenti asilo e 41,3 milioni - il gruppo più numeroso – gli sfollati interni.
Questa stima, raddoppiata rispetto a 20 anni fa, non comprende i numeri dell’esodo di massa interno della crisi in Venezuela, che ha generato più di 4 milioni di migranti venezuelani.
COOPI si occupa da 40 anni di assistenza umanitaria, offrendo protezione, opportunità di sviluppo economico, rafforzamento della sicurezza alimentare alle popolazioni di sfollati, rifugiati e locali. Nel solo 2019, stiamo portando avanti progetti nelle aree di maggiore emergenza: dalla Regione del Lago Ciad alla crisi siriana, dal Corno d’Africa alla crisi venezuelana fino alle crisi puntuali al confine con il Mali e all’interno del Sudan settentrionale.
Siria: centri contro la violenza di genere
La crisi siriana ha esposto i più vulnerabili, tra cui donne e bambini, ad un alto rischio di violenza, causando un aumento dello sfruttamento minorile, dell’abbandono scolastico, dei matrimoni forzati, di traffico di essere umani e reclutamento forzato nelle milizie.
Con il progetto finanziato da OCHA, “Protezione a gruppi vulnerabili di Aleppo Ovest”, sosteniamo 4.000 tra sfollati interni e popolazione locale (1.328 uomini e 2.672 donne). Partito a gennaio 2019, il progetto promuove campagne di sensibilizzazione, la formazione di comitati di donne e l’istituzione di centri di ascolto diffusi a livello territoriale. Il nostro fine è raggiungere rapidamente i beneficiari più esposti alle violenze, offrendo loro sostegno psicologico e servizi volti ad aumentarne la resilienza.
Somalia: 200 rimpatriati e sfollati ripartono dall’inclusione economica
I rifugiati somali devono fare i conti con gli effetti devastanti di decenni di conflitti. Sebbene molti di loro affrontino ancora viaggi rischiosi, sia all’interno della Somalia che nei paesi limitrofi, dal 2014 sono oltre 121.810 i rimpatriati; la maggior parte dei quali si è stabilita a Mogadiscio e dintorni.
Le condizioni di vita però sono ben lontane dall’essere sicure, dignitose o sostenibili. Per questo, COOPI sta intervenendo con il progetto “Rafforzamento dell'accesso al mercato per gli imprenditori attraverso lo sviluppo delle capacità e la fornitura di input a Mogadiscio, regione di Banadir”, finanziato da UNCHR fino a giugno 2019.
Attraverso corsi di formazione e sovvenzioni per l'avviamento all’imprenditorialità, 200 tra sfollati interni, rimpatriati ed ospitanti potranno iniziare un lavoro, evitando così di venire coinvolti in attività criminali o essere vittima di sfruttamento.
Niger, Niamey: 2.000 alloggi sicuri per richiedenti asilo
In collaborazione con UNHCR, a Niamey e Agadez, stiamo implementando il “Meccanismo di evacuazione d'emergenza e recupero (ETM): gestione dell'accoglienza (rifugi, alloggi) e sostegno psicosociale per i richiedenti asilo e i rifugiati” evacuati dalla Libia.
Questa azione consentirà di creare un ambiente protetto per 2.000 persone (tra cui 900 uomini, 300 donne e 500 minori), che attendono il riconoscimento dello status di rifugiato e il re-insediamento in un paese terzo e che, nel mentre, sono impegnate in un percorso di recupero medico, mentale, psicosociale ed educativo .
Niger, Diffa: studenti rifugiati recuperano la scuola
Nel villaggio di Assaga, a quasi 15 km a est della città di Diffa, 3.500 rifugiati e rifugiate della Nigeria tornano sui banchi di scuola , nell’ambito del progetto “Sostegno alla resilienza istituzionale e comunitaria, all'educazione a distanza e alla protezione nella regione di Diffa”, finanziato da UNHCR e che si concluderà a dicembre 2019.
Ragazze e ragazzi saranno sostenuti nell'accesso all'istruzione secondaria e terziaria attraverso un approccio e-learning nei centri di formazione a distanza (DEC). Per riuscirci, ci appoggeremo ad alloggi sociali, costruiti a beneficio delle famiglie più vulnerabili e che permetteranno di rafforzare la resilienza istituzionale e comunitaria.
Inoltre, coinvolgeremo le comunità attraverso i RECOP (Community Protection Relys), gli operatori sanitari della comunità e i leader comunitari nelle azioni di prevenzione e identificazione delle persone esposte a rischi di protezione .
Nord Darfur: reintegrazione per oltre 42.000 sfollati interni
Quando un rifugiato non può ritornare nel proprio Paese perché la sua vita sarebbe ancora in pericolo, si presenta un’altra soluzione: l’integrazione nella comunità di accoglienza.
È su questa linea che, in Nord Darfur, stiamo portando avanti il progetto “Migliorare la coesistenza pacifica tra sfollati interni, rimpatriati e comunità di accoglienza e promuovere il reinserimento sostenibile dei rimpatriati e degli sfollati interni nelle località di Um Baru, Kornoi e Tina”, finanziato da UNHCR.
Nel complesso, più di 42.000 persone tra rimpatriati, sfollati interni e comunità ospitanti beneficeranno di questo progetto, attraverso attività di sicurezza alimentare, il miglioramento dell’accesso all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari e il rafforzamento dei meccanismi di risoluzione dei problemi.
Mauritania: attività generatrici di reddito per i rifugiati
Da gennaio 2012, la Mauritania ospita sul suo territorio i rifugiati maliani in fuga a causa dei conflitti di natura politica nel nord del Mali.
Il campo di Mbera, che accoglie 58.509 rifugiati, si trova nella parte sud-orientale della Mauritania, nella regione di Hodh el Charghi, un’area caratterizzata da altissimi livelli di insicurezza alimentare, elevata vulnerabilità ai cambiamenti climatici e mancanza di infrastrutture.
A causa dell'instabilità nel nord del Mali, il prolungamento del soggiorno dei rifugiati nel campo di Mbera sta mettendo a dura prova l’ambiente e le condizioni di vita dei circa 24.000 abitanti della zona di Bassikounou.
Per continuare a mantenere una convivenza pacifica con la popolazione ospitante, insieme a UNHCR, abbiamo avviato il progetto “Attuazione di attività generatrici di reddito (IGA) nel campo profughi di Mbera e nel Bassikounou Moughataa”.
L’intervento mira a migliorare le condizioni di vita e a promuovere l'autosufficienza di 550 persone (rifugiati e popolazione ospitante) creando 250 attività generatrici di reddito e micro-imprese.
Perù: assistenza ai migranti venezuelani
Dal 2015, il costante deteriorarsi della situazione socio-economica e politica, la progressiva restrizione dei diritti umani, sommate al sempre più crescente tasso di violenza e criminalità in Venezuela, hanno generato la più grande crisi migratoria ed esodo di massa interno della storia latinoamericana recente: 4 milioni di migranti di cui 820.000 in Perù (il secondo paese ospitante dell’area).
COOPI, da novembre 2018, sta offrendo prima assistenza e supporto igienico alle migliaia di migranti venezuelani che arrivano in Perù dalla frontiera settentrionale. Qui, in collaborazione con UNICEF, abbiamo distribuito kit di igiene, allestito spazi adeguati per lavarsi e sensibilizzato i bambini alle buone pratiche di igiene personale. Con OIM, invece, abbiamo offerto un pernottamento a circa 5000 persone in transito e accompagnato più di 5.000 migranti a raggiungere la propria destinazione finale in Perù.
Il Paese, nel 2018, ha raccolto 192.500 domande di asilo da parte dei venezuelani.