09-12-2020 | di COOPI
A 10 anni dalla morte del nostro Fondatore
Cari amici,
vi scrivo oggi, nel giorno del decennale della morte di padre Barbieri, per invitare ognuno di voi a un momento di raccoglimento. Chi è credente dirà una preghiera, chi non lo è troverà da solo il modo migliore di ricordare Padre Barbieri: nella massima libertà - come avrebbe voluto lui, che da Gesuita non ha mai imposto a nessuno la propria fede - ognuno troverà il modo di ricordare il “suo” Barbieri.
Già, perché ognuno di noi ha un “suo” Barbieri: chi lo ha conosciuto di persona ha mille episodi da ricordare, chi non lo ha conosciuto ha una propria idea dell’uomo e dei valori che ci ha saputo trasmettere. Sul sito di Coopi si possono trovare delle belle testimonianze su che cosa significa Barbieri per noi, come questa, di un nostro collaboratore, oppure questa, di un insegnante della Diocesi di Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo.
Ho pensato anch’io in questa giornata di raccontarvi uno tra i tanti episodi che ho vissuto con lui. Siamo alla fine del 2009, circa un anno prima della sua morte. Al Presidente di Coopi arriva un invito dalla Presidenza della Repubblica per partecipare alla prima giornata per l’Africa, al Quirinale. Non si può rifiutare, ma qualche preoccupazione per la salute di Barbieri c’è. Chiedono a me, in quanto medico, (… non si sa mai…) di accompagnarlo.
Non c’era ancora il Frecciarossa, bisogna essere alle 10 al Quirinale, quindi alle 6,20 siamo sul primo aereo per Roma. A Fiumicino avremmo tranquillamente potuto permetterci un taxi fino al centro di Roma, ma questo non rientrava nella visione del mondo di Barbieri. “con quello che spendiamo per un taxi riesco a mandare a scuola tre bambini per un mese…”.
Treno fino a Termini, poi autobus. La fermata non è lontana dal Quirinale, ma la salita è abbastanza ripida, e Barbieri quando arriva all’ingresso del palazzo è parecchio stanco. Barbieri non era particolarmente interessato alla cerimonia, era molto più interessato a parlare con i responsabili delle altre ONG presenti (in foto con don Dante Carraro del CUAMM). Dopo un breve spuntino, non si potevano sprecare i soldi del viaggio: quindi uniamo alla cerimonia un salto alla sede romana della Caritas, dove lavora l’Abbé Cibambo di Bukavu, col quale Barbieri parla a lungo dei diversi interventi che egli sostiene nel Kivu, delle modalità per spedire a Bukavu grandi quantità di aiuti… Se nei suoi viaggi Barbieri prometteva a una famiglia una macchina da cucire, si faceva in quattro per fargliela avere, anche se la spedizione di una macchina da cucire a Bukavu non è proprio semplice…
Vi ho raccontato questa storia per dire che anche nei momenti più diversi Barbieri non smetteva un istante di ricordare che “… la nostra azione è una goccia d’acqua in un immenso deserto di necessità. Ma lavoriamo nella convinzione che dove cade quella goccia può spuntare un filo d’erba, E più saranno i fili che spunteranno più si estenderà la superficie erbosa che farà indietreggiare il deserto e che nutrirà tante bocche affamate.”, per usare le sue parole.
Io vi ho raccontato un piccolo episodio: sarebbe bello ricevere anche da voi, o almeno da coloro che se la sentono, un breve ricordo. Potete farlo scrivendolo direttamente sulla pagina Facebook di Coopi o mandandolo a me (presidenza@coopi.org).
Un abbraccio a tutti voi
Claudio Ceravolo, Presidente
P.S. A Walungu, vicino Bukavu, è stata celebrata una messa in memoria di padre Barbieri. Hanno partecipato quanti hanno conosciuto padre Barbieri e quanti hanno beneficiato di un suo aiuto.