La prevenzione rischio disastri può salvare vite in Perù
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03-02-2016 | di COOPI

La prevenzione rischio disastri può salvare vite in Perù

Rímac è un distretto di 170.000 abitanti situato nel centro di Lima, la capitale del Perù. E' un territorio difficile: ad aprile 2015 è stato riconosciuto dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità, ma gli edifici sono spesso fatiscenti e l'espansione urbana è avvenuta in modo molto disordinato. Il distretto ha inoltre problemi relativi a povertà e diseguaglianze sociali, ed è esposto a frequenti rischi naturali (frane, incendi, terremoti) a cui spesso le autorità non danno risposte adeguate. Tutti questi fattori rendono Rímac un territorio particolarmente vulnerabile.

Grazie al finanziamento di USAID/OFDA (Agenzia degli Stati Uniti d'America per lo Sviluppo Internazionale), COOPI sta realizzando nel distretto un progetto di 3 anni chiamato "Rafforzare i meccanismi innovativi per acquisire capacità nella riduzione del rischio di catastrofi". Gestito assieme a CARE Perú e l'Institut pour la Recherche et Développement (IRD), ha lo scopo di rafforzare le conoscenze e le pratiche in tema di preparazione ai disastri delle autorità locali e della popolazione.

L'obiettivo è quello di raggiungere 20.000 beneficiari diretti e il progetto prevede la costruzione di un database sulle risorse naturali di Rímac e sulle vulnerabilità del territorio oltre ad un'analisi delle risorse disponibili.

Tra le azioni proposte ci sono l'organizzazione di momenti di formazione sulla gestione dei rischi nelle azioni quotidiane sia per le autorità locali che per gli abitanti, e attività pratiche (dimostrazioni ed esercitazioni) per rafforzare le capacità di risposta efficace della popolazione.

Particolarmente importante è la collaborazione con le autorità pubbliche e le organizzazioni locali, con cui è prevista l'organizzazione di eventi e workshop nel corso del progetto per la diffusione dei risultati e la pubblicazione di una guida metodologica sulla prevenzione rischi.

"Il progetto è strutturato in modo tale da permettere a determinati attori, principalmente le organizzazioni e associazioni della società civile, di diventare protagonisti nello sviluppo territoriale del distretto. Il miglioramento delle capacità e delle conoscenze della società consoliderà l'inclusione della popolazione nei processi decisionali e nel dialogo con le autorità locali", ci racconta Giulia Tieni, la capo progetto.

L'azione è rivolta all'intera popolazione del quartiere, ma pone particolare attenzione ai soggetti più vulnerabili, che generalmente non vengono coinvolti: le donne, i disabili, i bambini e gli anziani.