13-01-2025 | di COOPI
Nè stranieri nè italiani. Cittadini sospesi
Il 2025 sarà un anno cruciale per la riforma legislativa della cittadinanza in Italia. La Corte Costituzionale si pronuncerà a breve sull’ammissibilità del referendum e il Parlamento potrebbe avviare l’esame delle numerose proposte di legge già presentate, focalizzate in particolare sul riconoscimento della cittadinanza ai molti giovani con origini migratorie che vivono in Italia e si sentono italiani.
In questo contesto, il documento NÉ STRANIERI NÉ ITALIANI. CITTADINI SOSPESI, che la rete LINK 2007 diffonde in questi primi giorni dell’anno, si propone di offrire un contributo concreto all’approfondimento e al confronto. Attraverso dati, analisi e proposte, sviluppati da Nino Sergi, mira a stimolare una riflessione ampia e condivisa, capace di superare le divisioni ideologiche e di promuovere soluzioni inclusive per una questione che tocca il futuro di tanti giovani e del Paese stesso.
L’Italia affronta un declino demografico preoccupante: nel 2023 sono nati solo 379.890 bambini, a fronte di oltre 671.000 decessi. Parallelamente, aumenta il numero di giovani con background migratorio nati o cresciuti in Italia, che ne frequentano le scuole e si considerano parte della comunità nazionale.
Oltre il 65% degli studenti stranieri è nato in Italia, ma la normativa del 1992, basata sullo ius sanguinis, li considera stranieri. Salvi i casi di naturalizzazione di un genitore, la cittadinanza è accessibile solo al compimento dei 18 anni, con procedure burocratiche che non facilitano.
Questi giovani vivono un limbo identitario: si sentono italiani ma non sono riconosciuti come tali. Questo alimenta frustrazione e distacco.
Sul piano legislativo, negli anni sono state avanzate diverse proposte per modificare queste regole, che risalgono al secolo scorso. Lo ius culturae – ius scholae prevede la cittadinanza per chi completa un ciclo scolastico in Italia, sottolineando l’importanza del percorso educativo come strumento di integrazione. Lo ius Italiae, introdotto recentemente, rafforza questa visione, riconoscendo che il sistema scolastico e culturale italiano contribuisce in modo decisivo alla costruzione di un’identità nazionale condivisa.
Anche sul piano economico e sociale, il tema della cittadinanza è cruciale. I lavoratori stranieri rappresentano il 10,1% della forza lavoro e contribuiscono per quasi il 9% al PIL italiano. Tuttavia, il senso di esclusione e il limbo identitario (che mortificano minori e adulti) rischiano di spingere anche molti giovani con background migratorio, formati in Italia, a cercare opportunità all’estero, privando il Paese di talenti e competenze preziose.
Riconoscere la cittadinanza ai giovani con background migratorio non è solo una questione di giustizia, ma rappresenta un investimento strategico per il futuro del Paese. Come affermato dal Presidente Mattarella, il contributo di queste generazioni arricchisce la comunità nazionale e rafforza la coesione sociale.
Su questa materia i decisori politici possono, senza nemmeno troppe difficoltà, superare le divisioni ideologiche e riconoscere il ruolo di queste nuove generazioni per costruire una società più inclusiva e pronta ad affrontare le sfide future.