Niger: scuola e sport per ritrovare la serenità
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16-01-2018 | di COOPI

Niger: scuola e sport per ritrovare la serenità

All’esterno del sito dei rifugiati e sfollati chiamato Kabelawa Recasement, a circa sessanta chilometri da Diffa, un gruppo di ragazzi gioca a calcio in un’area paesaggistica. A fianco, un altro gruppo si diletta con il basket; le ragazze, invece, cantano e ballano in cerchio. I ragazzi di 9-14 anni cantano e giocano nel campo multi-sport, mentre quelli di 15-18 anni prendono lezioni a Kanuri, nella lingua locale, nella stanza adiacente. Pochi metri più in là, una tenda blu è saldamente sostenuta da paletti di ferro: è l'aula di alfabetizzazione.

Lo scenario qui descritto comprende parte delle attività incluse nel "Programma di risposta ai bisogni umanitari essenziali in materia di protezione ed educazione dei bambini e degli adolescenti colpiti dalla crisi del Lago Ciad in Niger", portato avanti da COOPI da inizio 2017 e finanziato da AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo). Esso si propone di favorire un ambiente educativo e comunitario di protezione attraverso l’educazione, formale e non. Il progetto fa inoltre impiego di  “Dispositivi Itineranti di Supporto Psicosociale” (DIAP), ossia spazi di apprendimento modellati sulle esigenze dei piccoli beneficiari: lo scopo è di fornire ai rifugiati colpiti da Boko Haram percorsi di istruzione attraverso la costruzione di aule e di spazi temporanei. Tra i risultati attesi dalle attività, quasi quattromila adolescenti beneficeranno di educazione non formale e di una formazione sulle life skills, a cui si sommano 380 insegnanti (perlopiù nell’educazione formale) che riceveranno supervisione pedagogica e una formazione volta al rafforzamento della loro capacità di fornire supporto psicosociale ai giovani studenti.

L’assistente progetto di COOPI Niger, Moussa Nouhou Rachid, sottolinea che l’educazione non formale «consiste nell'aiutare i bambini attraverso i giochi a uscire dalla loro esperienza dopo le crisi che hanno dovuto affrontare». Lo stress accumulato a causa delle esperienze traumatiche vissute è infatti alto, e uno dei benefici di questi “spazi di svago” è proprio ridare un po’ di serenità e di “percezione di normalità” a bambini ed adolescenti. «È Boko Haram a farci fuggire, a tagliare la gola alle persone, qui siamo felici, non ci pensiamo più», dice Hassan, 15 anni, mentre Boulo Adam, 16, afferma: «prima avevo spesso nostalgia di casa, ma con questi giochi e i corsi che Coopi ci offre, questa nostalgia non è più presente».

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Il presente articolo è tratto da "Des structures humanitaires pour les victimes de Boko Haram au Niger", pubblicato su VOA Afrique.

Header photo: Philippe Desmazes (Agence France-Presse).