22-12-2023 | di COOPI
Nigeria. In fuga dai terroristi, salvati dalla fame e dalla disperazione
Dopo gli scontri di matrice terroristica che hanno interessato i loro villaggi Alhassan Usaini, Bintu Usma, Garba Goni e Moustafa Modu avevano perso tutto. Senza più una casa dove stare e col dolore causato dalle violenze subite, sono sfollati alla ricerca di un nuovo posto dove ricominciare. Grazie al supporto del World Food Programme e COOPI – Cooperazione Internazionale, hanno avuto modo di riiniziare una nuova vita.
“Il periodo più buio della nostra vita”
Il rischio – senza più nessuna forma di reddito né di sostentamento – era infatti che loro e le loro famiglie soffrissero la fame. Lo sa bene Alhassan, migrante di ritorno di Kasaisa, nello Stato di Yobe, che racconta:
All'inizio, sinceramente, stavamo soffrendo molto, non riuscivamo a dormire tranquilli sapendo che non avevamo cibo da mangiare. Stavamo vivendo una situazione di disagio e di mancanza di risorse finanziarie, con poche o nessuna speranza di poter coltivare. Sicuramente non dimenticheremo presto quel periodo, il più buio della nostra vita".
Un racconto altrettanto toccante è quello di Bintu, una giovane madre di 29 anni che a causa degli attacchi di Boko Haram si è trovata, da sola, a scappare da Madinari, nel Nord della Nigeria.
Prima della crisi, mi occupavo di piccole attività commerciali nella mia comunità ed ero impegnata nell'allevamento di pollame”, racconta. “ La vita, per me e per i miei figli, in passato era tranquilla, ma da quando abbiamo perso tutto durante l'attacco degli insorti, è diventata difficile. Siamo stati costretti a fuggire dalla nostra casa e la condizione in cui stavamo era terribile. Tutto ciò unito al fatto che mio marito è venuto a mancare... Ci hanno portato via tutto quello che avevamo, rendendoci la vita così difficile!"
Un lavoro umile per provvedere alla propria famiglia
Gli attacchi terroristici contro comunità come Gujba, Geidam e Damaturu, al confine tra gli Stati di Borno e Yobe, nel Nord della Nigeria, nel 2022 e 2023 sono stati intensi e incessanti, costringendo la maggior parte dei residenti a fuggire verso campi per sfollati in luoghi relativamente sicuri. La loro principale preoccupazione era la mancanza di cibo, soprattutto per le donne e i bambini, e per farvi fronte ognuno cercava di arrangiarsi come meglio poteva. Nei primi giorni dopo il trasferimento suo e della sua famiglia, Garba, padre di famiglia, andava spesso nella foresta in cerca di legna o vendeva l’acqua all’interno della comunità per raccogliere quelle poche risorse necessarie che gli avrebbero permesso di prendersi cura di sua moglie e dei suoi figli.
Questo è stato il nostro meccanismo di sopravvivenza da quando siamo stati sfollati con la forza". Ci ha detto.
I lavori che uno sfollato si trova a portare avanti, nella speranza di ottenere un piccolo reddito da investire per le spese minime necessarie, sono spesso - come nel caso di Moustafa, anch’esso beneficiario del progetto - lavori umili. Lui, per esempio, era impegnato in attività di cash for work nella comunità vicina durante la stagione delle piogge, ovvero piccol3 attività retribuite che comprendevano il decespugliamento delle aree boscose, la lavorazione di terreni aridi e la raccolta nelle fattorie della zona.
Grazie al World Food Programme, però, ho sperimentato una trasformazione che mi ha cambiato la vita, passando da essere un semplice manovale al proprietario di un'impresa tutta mia, e creando persino lavoro per altri. Ora sono un modello nella mia comunità e sono grato per come l'intervento ha trasformato la mia vita",
racconta Mustafa, che dopo aver partecipato ai corsi di formazione organizzati nell’ambito del progetto ed aver iniziato una sua attività, si è anche reso disponibile a insegnare ad altre persone della sua comunità come formulare i fertilizzanti locali.
Una nuova casa o una nuova professione
Per alcuni beneficiari, il supporto del progetto ha consistito in piccoli contributi economici, cosicché i loro ridotti fondi a disposizione potessero essere indirizzati verso svariate necessità oltre all’acquisto di cibo, permettendo anche il rispetto di uno standard minimo nelle loro condizioni di vita. È il caso, per esempio, di Garba, che racconta:
C’ è stata rilasciata una carta di 17.500 naira al mese (n.d.: la moneta locale nigeriana) e in quel momento la nostra vita ha assunto una nuova dimensione. Ho iniziato a fare progressi con il sostegno delle poche risorse che guadagnavo con alcuni lavori che svolgevo, così sono stato in grado di iniziare a risparmiare e di comprare un terreno per iniziare a costruire la mia casa. Attualmente vivo nel mio edificio, non ho ancora finito di costruirlo ma sono riuscito a completare la copertura del tetto di una stanza in cui attualmente vive la mia famiglia".
Una storia simile è quella di Alhassan, che ha usato il contributo finanziario per pagare I lavoratori che lo supportano nel suo lavoro quotidiano e per comprare beni di prima necessità per la sua famiglia.
Grazie alla formazione del WFP e di COOPI sulle migliori pratiche agricole, sono riuscito a coltivare una quantità di prodotti agricoli sufficiente a sostenere la mia famiglia per il prossimo anno". Racconta.
Un piccolo contributo per un nuovo inizio
Dopo aver vissuto quell’esperienza traumatica, poco tempo fa, ero felice e speranzosa quando COOPI mi ha registrato per l'intervento di sostentamento e rafforzamento della resilienza finanziato dal Programma alimentare mondiale. Dentro di me ho provato davvero un gran sollievo. Mi sono state date otto galline e due galli, oltre a un sacco da 25 kg di mangime per il pollame. Mi hanno anche insegnato a identificare i sintomi delle loro malattie e a prendermi cura di loro. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il loro intervento, quindi ringrazio di cuore il World Food Programme e COOPI!"
Spiega invece Bintu, la cui vita è completamente cambiata grazie al modo in cui ha investito il contributo datole. Con le conoscenze acquisite è riuscita a vendere sei galline e con quello che ha guadagnato ha acquistato una capra. Ora è in grado di avviare un'attività tutta sua.
Come lei anche Mustapha, che dopo aver ricevuto il medesimo contributo e una formazione di COOPI sulle buone pratiche agricole e su come piantare le sementi, ha iniziato a risparmiare per investire nell'attività agricola e coltivare fagioli e sorgo.
COOPI opera in Nigeria dal 2014 e grazie a tre uffici ed una presenza capillare sul territorio fornisce assistenza umanitaria multi-settoriale in situazioni crisi, con l’obiettivo di rafforzare la resilienza delle popolazioni vulnerabili, soprattutto negli Stati settentrionali del Paese.
In galleria Alhassan e la sua famiglia nei campi con un operatore COOPI (prime cinque foto), Bintu con la sua capra e un'operatrice COOPI (successive quattro foto), Garba e la sua famiglia (successive due foto) e Moustafa con i suoi lavoratori e un operatore COOPI al lavoro (successive quattro foto).
Autore: Kennedy Jonathan