25-01-2019 | di COOPI
RCA: con la genetica, nuovo vigore alla filiera suina
Nel corso degli ultimi vent’anni, l’allevamento nella Repubblica Centrafricana (RCA) ha subito notevoli perdite, a causa delle molteplici crisi politico-militari che affliggono questa regione. La filiera suina non ha fatto eccezione.
Durante i conflitti, gli allevamenti di suini, per la maggior parte a conduzione familiare, sono stati in parte decimati dai miliziani: la distruzione degli allevamenti è stata in parte adottata per indebolire le popolazioni locali, in quanto identificati come loro principale fonte di sostentamento oppure come punizione per l’affronto alla religione musulmana.
Inoltre, dopo una lieve ripresa della filiera suina, la situazione si è ulteriormente aggravata a causa della diffusione di una malattia epizootica di peste suina africana (ASF). Questa malattia infettiva, per la quale si possono unicamente adottare misure preventive, dilaga ancora oggi all’interno della regione.
Sebbene il contesto attuale possa sembrare sfavorevole, l’allevamento di suini continua a offrire notevoli vantaggi dal punto di vista nutrizionale, sociale ed economico per le popolazioni della RCA. Nella zona di Bangui e provincia, la richiesta di carne suina è in forte crescita e i prezzi sono in aumento (tra i 2,500 e i 3,500 franchi/kg), a causa delle scarse possibilità a coprire la domanda.
Alla luce di queste nuove opportunità per gli allevatori locali, a partire da luglio 2017, COOPI, in collaborazione con i partner di consorzio del progetto PARFEC (Rilancio delle filiere dell’allevamento urbano e peri-urbano) hanno deciso di investire nella filiera suina. Questo intervento, finanziato dal fondo fiduciario Bêkou dell’Unione Europea, sostiene i produttori della filiera suina, attraverso un percorso di formazione, la distribuzione di un kit di produzione (materiale veterinario, mangimi, etc.) e la realizzazione di un centro di riproduzione di suini.
Una delle problematiche ricorrenti sollevate dai produttori durante le diverse fasi di sviluppo del progetto riguarda la consanguineità degli animali allevati fino a quel momento. La consanguineità compromette lo sviluppo degli animali, a causa di un indebolimento del ceppo genetico, dovuto ai numerosi anni di conflitto e alla mancanza di scambi di esemplari suini di qualità nella Repubblica Centrafricana.
La realizzazione del nuovo centro rappresenta quindi la risposta alle deformazioni e alla bassa produttività degli animali. Nel villaggio di Samba, a 10 km da Bangui, si alleveranno “animali più resistenti”, per ridistribuirli successivamente tra i 306 produttori più vulnerabili individuati durante il progetto.
Capi di bestiame importati per la nuova sede di allevamento di maiali a Samba.
A tale scopo, sono stati acquistati verri e scrofe di razza locale, successivamente incrociati con altri esemplari importati: in questo modo si potranno migliorare le prestazioni dei suini e al tempo stesso conservare le peculiarità delle specie locali, note per resistere al clima sub sahariano. Nel nuovo centro con sede a Samba, gli allevatori potranno acquistare animali dotati di una struttura genetica resistente, incrementando così la produttività dei propri allevamenti.
Di grande rilevanza è stata anche l’attiva partecipazione ai lavori di ANEP, l’Associazione nazionale di allevatori di maiali della Repubblica Centrafricana. L’associazione, riconosciuta a livello nazionale, seguirà la struttura e le attività di progetto, con il coinvolgimento del Ministero dell’allevamento e della salute animale.
I responsabili della filiera continueranno a essere formati nel corso del progetto e una rete di facilitatori sta attualmente lavorando con i delegati ANEP, per monitorare i produttori, ai quali saranno forniti, nelle prossime settimane, gli strumenti e gli animali necessari.
Grazie a una ridistribuzione della filiera e degli animali, l’obiettivo comune è di incrementare la visibilità di ANEP a livello locale e nazionale. In questi termini, è già stato riscontrato un aumento delle adesioni di produttori all’associazione.
La cooperazione tra i diversi collaboratori della filiera suina si prefigge di garantire sostenibilità al progetto. Questo approccio partecipativo è proprio uno dei punti cardine del piano: il coinvolgimento dei beneficiari dalle prime attività, unito ai progressi nell’ambito della governance, della zootecnica e del contesto attuale rappresentano le basi per il rinnovo dell’intera filiera.
Un rinnovo che è, con successo, in corso d’opera.