RCA. Dallo stigma all'accettazione
05-11-2021 | di COOPI

RCA. Dallo stigma all'accettazione

"Molto prima che iniziasse l'intervento di COOPI, sono stata derisa e disonorata, e in ogni momento io e mia figlia, nata da uno stupro, siamo stati stigmatizzate dai membri della mia famiglia, specialmente dai miei fratelli e sorelle. Hanno difficoltà ad accettare mia figlia, poiché credono porti sfortuna", ha raccontato una donna sopravvissuta alle violenze che hanno imperversato la Repubblica Centrafricana tra il 2002 e il 2003.

In questo contesto, per un periodo di 14 mesi (dal 01 settembre 2020 al 31 ottobre 2021), COOPI - Cooperazione Internazionale ha sostenuto 200 sopravvissuti ai crimini di guerra attraverso il progetto "Assistenza alle vittime della situazione in Repubblica Centrafricana: riabilitazione fisica e psicologica e sostegno socio-economico ai sopravvissuti in situazione di acuta vulnerabilità nella città di Bangui".

 Le diverse attività condotte nei centri di sostegno psicosociale (ascolto attivo, consulenza individuale, terapie di gruppo, attività ergo terapiche, mediazione familiare, riferimenti medici) hanno contribuito significativamente al progresso psicologico e fisico dei sopravvissuti. "Grazie al regolare sostegno psicologico e alla ripetuta mediazione familiare, i miei genitori e i miei fratelli hanno accettato mia figlia; è un grande sollievo che oggi, dopo 17 anni di isolamento, vergogna e insicurezza sociale, ho riacquistato la dignità e l'amore fraterno che mi mancavano tanto. Per la prima volta, mia sorella maggiore ha fatto dei regali a mia figlia", ha detto una sopravvissuta emozionata.

L'assistenza è stata fornita in modo olistico attraverso sei aree di intervento: assistenza psicosociale, cure mediche, reintegrazione socio-economica, supporto nutrizionale e alimentare, sostegno all'istruzione formale per i figli delle vittime e supporto abitativo per i sopravvissuti sfollati e senza casa a Bangui. Le attività di mediazione familiare all’interno del programma di assistenza hanno portato all'accettazione delle sopravvissute e delle loro persone a carico all'interno delle loro famiglie e comunità. Come dimostrano le testimonianze delle beneficiarie, nella maggior parte delle famiglie delle vittime sono state osservate riduzioni significative dello stigma e della sfiducia nei confronti dei sopravvissuti e dei loro figli.

Inoltre, è stata riportata una significativa riduzione delle richieste di supporto medico da parte dei sopravvissuti, così come una diminuzione delle visite alle strutture sanitarie, che è stata giustificata e spiegata dalla stabilizzazione della condizione psicologica e medica osservata nella maggior parte dei sopravvissuti.

In Repubblica Centrafricana tra il 2002 e il 2003 si è verificata una crisi profonda, che ha portato alla formazione di diversi gruppi armati, provenienti dai paesi circostanti. Durante questi anni molte donne e uomini sono stati vittime di stupri, omicidi, saccheggi, torture e altri crimini di guerra a causa del passaggio di questi gruppi armati nelle città principali, come Bangui.

In assenza di una sentenza definitiva per le vittime dei crimini di competenza della Corte penale internazionale (CPI), dopo la fine degli attacchi il Fondo fiduciario per le vittime della CPI ha avviato il lancio di programmi di assistenza riparativa per i sopravvissuti.

Nel Quadro di questa situazione, il progetto pilota di COOPI ha fornito una forma alternativa di giustizia per i sopravvissuti, la giustizia riparativa, e ha aiutato a costruire la resilienza e l'empowerment socio-economico dei sopravvissuti.

I risultati del progetto hanno rivelato una riduzione significativa dei sintomi post-traumatici: l'89% delle vittime ha registrato una stabilità psicologica. L'osservazione permanente e continua della libera espressione, il sorriso, il ripristino della fiducia, la partecipazione attiva alle attività ricreative, la pulizia sono segnali importanti da parte dei sopravvissuti, in quanto danno una chiara dimostrazione della loro stabilità mentale.

Dal 1974, COOPI prosegue il suo lavoro in Repubblica Centrafricana per fornire sostegno psicosociale ai sopravvissuti alla violenza attraverso attività di monitoraggio della protezione, coesione sociale e gestione in diversi siti di rifugiati e sfollati.