22-07-2020 | di COOPI
RDC. Sara e Philippe hanno ritrovato le loro famiglie
Grazie al progetto “Risposta umanitaria multisettoriale alle popolazioni più vulnerabili delle comunità di sfollati, rimpatriati e ospitanti nella zona sanitaria di Yangala, territorio di Luiza nel Kasai Central”, Sara* e Philippe* hanno ritrovato le loro famiglie. Il progetto, finanziato dal Fondo Umanitario della Repubblica Democratica del Congo, ha permesso ai beneficiari e alle loro famiglie di ricevere un supporto olistico, facilitando il ricongiungimento familiare dei bambini non accompagnati e di quelli usciti dai gruppi armati.
Sara, 13 anni e originaria della zona sanitaria del Yangala, ha ritrovato la sua famiglia grazie all’intervento di COOPI. Racconta: “Qualche anno fa i gruppi armati hanno attaccato il nostro villaggio di Masala, hanno saccheggiato ed incendiato alcune case ed è per questo che sono dovuta fuggire lasciandomi tutto alle spelle, perfino i miei genitori. È stato un periodo difficile, ero sfruttata. Ero obbligata ad avere rapporti sessuali con dei ragazzi senza utilizzare alcuna protezione. Se mi fossi rifiutata, sarei stata picchiata e messa a digiuno”. Dopo la guerra di Kamwina Nsapu, Sara è fuggita ed è stata recuperata da una famiglia che la obbligava a svolgere i lavori domestici.
Iniziato il progetto, i messaggi di sensibilizzazione hanno permesso alla comunità di capire. Per questo motivo, grazie ai membri della rete comunitaria per la protezione dei bambini, Sara è stata identificata dall’unità mobile di identificazione, documentazione, ricerca e riunificazione.
Ricongiungimento familiare
Nell’80% dei casi, le giovani ragazze come Sara, una volta fuggite dai gruppi armati, si ritrovano a dover fare i lavori domestici nelle famiglie che le accolgono. Nel mese di agosto 2019, Sara ha beneficiato di diversi servizi quali la presa in carico sanitaria, psicologica e alimentare grazie a COOPI. È stata inserita nel programma di Accoglienza nelle famiglie transitorie nell’attesa di rincontrare la sua famiglia d’origine. Oggi, dopo due anni di separazione, Sara vive con la sua famiglia: “Grazie al progetto sono tornata a scuola ed oggi vivo in un ambiente familiare circondata da mio padre, mia madre, i miei frateli e le mie sorelle”. Dopo il ricongiungimento con la sua famiglia biologica, COOPI ha continuato a fornire supporto assicurandosi che la reintegrazione familiare e nella comunità d’origine avvenisse con successo e senza eventuali abusi.
Philippe è diventato beneficiario del progetto una volta identificato dall’unità mobile. Ha 15 anni ed è originario della regione della Luiza. Spiega: “I gruppi armati hanno attaccato il nostro villaggio e sono stato forzato ad arruolarmi senza consenso e alcuna protezione”.
Nel febbraio del 2017, Philippe è entrato a far parte del movimento del Grand Milicien Kamuena Nsapu nel villaggio di Malamba – Masala. Racconta che tutti i ragazzi che decidevano di non arruolarsi venivano uccisi. Inoltre, il comandante obbligava tutti i ragazzi a prendere parte a dei riti di iniziazione come il ‘Battesimo attraverso la Tshiota’ (centro di iniziazione tradizionale) o il consumo di Tshizaba – piante indigene che secondo i combattenti proteggono i soldati dalle armi moderne. “Ho partecipato agli attacchi ai villaggi, i saccheggi, agli incendi e ai massacri” spiega.
Una volta terminata la guerra, Philippe aveva diversi disturbi come reazioni traumatiche comportamentali e psicologiche che gli hanno causato ansia e sintomi di depressione.
Grazie alla collaborazione con RECOPE e con l’unità mobile, Philippe è stato preso in carico dal progetto. Racconta: “Il periodo vissuto al centro di orientamento COOPI a Yangala ha trasformato considerabilmente la mia vita”. Durante una misione di controllo, l’unità mobile ha preso in carico Philippe fornendogli medicine, supporto psicologico e specifiche cure alimentare di modo da migliorare il suo stato nutrizionale e limitare l’impatto nelle famiglie di accoglienza.
Membri di RECOPE
Grazie all’intervento di COOPI, Philippe ha ritrovato la sua famiglia. Spiega: “Grazie a questo sostegno psicologico la mia vita affettiva, comportamentale e sociale è migliorata. Sono tornato a scuola e le mie performance intellettuali e di condotta sono visibilmente migliorate”.
A fine giugno, 46 bambini non accompagnati o separati sono stati presi in carico e ricongiunti alle loro famiglie biologiche. COOPI ha inoltre preso in carico 454 bambini fuggiti dai gruppi armati.
Il progetto implementato da COOPI (nella parte protezione ed educazione), in collaborazione con CISP (sezione di Acqua, Igiene e Servizi igienico-sanitari) e CARITAS (attività di sensibilizzazione e supporto alle famiglie), continuerà fino alla fine di ottobre 2020. Con l’obiettivo di continuare le attività anche una volta che l’organizzazione avrà terminato il suo intervento, i membri di RECOPE insieme ai leader delle comunità e ai servizi statale delle zone di intervento stanno elaborando una strategia di uscita.
*I nomi sono di fantasia per tutelare i minori