28-06-2017 | di COOPI
Somalia. Combattere la siccità con OCHA
La Somalia sta vivendo una delle peggiori crisi dal 1945: la siccità prolungata ha messo in ginocchio l'intera popolazione e più della metà (6,7 milioni di persone) ha urgente bisogno di assistenza umanitaria.
Come raccontano i nostri operatori sul campo, c'è una folla crescente di persone che, allo stremo delle forze, abbandona i propri villaggi, per poter raggiungere le località presidiate dalle ONG.
"A Gedo, per esempio, ci sono distretti che non sono assolutamente accessibili", spiega Deka Warsame, responsabile di COOPI Somalia. "Ciò vuol dire che non ci sono voli diretti- neanche di tipo umanitario- e che non si può neanche viaggiare via terra, a causa della minaccia estremista. Questo porta folle di persone a spostarsi verso le zone dove le organizzazioni umanitarie stanno operando".
Lo stesso accade a Bay, un'altra regione della Somalia meridionale, in cui COOPI è presente. "Bay è stata una delle prime aree a subire la siccità e oggi è in stato di emergenza conclamato. La maggior parte degli sfollati somali proviene proprio da questa regione e da Bakool, quella confinante. La popolazione ha sofferto per anni" - spiega Warsame - "e ora cerca rifugio nelle regioni limitrofe come Hiran, Lower Juba, Middle Juba piuttosto che a Mogadiscio. Per capire la gravità del fenomeno, basti pensare che la capitale di Bay, ovvero Baidoa, è stata soprannominata la città della morte" -conclude.
Cosa sta facendo ora COOPI? Lo chiediamo ad Harriet Chacha, amministratrice di COOPI Somalia.
Stiamo rispondendo all'emergenza siccità, sia nella regione di Bay che di Gedo, grazie ai fondi messi a disposizione da UN OCHA, l'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari. A Baidoa, nella regione di Bay, è attivo il progetto "Emergenza sicurezza alimentare e mezzi di sussistenza per le comunità agro-pastorali". Il progetto mira a salvare la vita di 4.200 persone (specialmente donne, giovani e bambini particolarmente vulnerabili) e a proteggere i loro mezzi di sostentamento (soprattutto, bestiame). A tale scopo, fornisce liquidità incondizionata per far fronte ai bisogni fondamentali, supporto al trattamento del bestiame e acqua per uso zootecnico.
A Luuq, nella regione di Gedo, è in corso il progetto "Emergenza ed accesso all'acqua e promozione di pratiche igieniche" che ha lo scopo di prevenire l'incidenza della malnutrizione, della diarrea acuta e del colera nella comunità di 11.000 persone tra sfollati e ospitanti, attraverso la fornitura di acqua potabile, servizi igienico-sanitari e la promozione di buone pratiche igieniche".
Come facciamo a misurare il beneficio del nostro intervento? Lo domandiamo di nuovo a Warsame.
"Una garanzia dell'effettività del nostro intervento proviene dalla collaborazione con agenzie internazionali, partner locali, altre ong: il nostro intervento è strutturato in modo sinergico e appropriato. Un'altra maniera per valutare il beneficio sta nella capacità di resilienza acquisita dalle popolazioni: al termine dei nostri programmi, le popolazioni non ricadono più nella crisi, nonostante la siccità. In questa maniera diventano autonome e sanno sostenersi da soli. E' questa la differenza che cerchiamo di apportare concretamente nella vita delle comunità locali".