01-04-2016 | di COOPI
Viaggio tra i campi della Somalia
Caraturka è un'area della Somalia che si estende a sud della città di Baidoa. Negli ultimi anni è diventata la regione dei campi profughi: conta, infatti, 15 campi per IDP, Internally Displaced Persons, gli sfollati interni che hanno lasciato le loro case per sfuggire a conflitti e violenze, rimanendo però all'interno del loro Stato nazionale.
Uno di questi campi è Deqalle, a tre chilometri da Baidoa: qui vivono circa 200 famiglie, messe alla prova ogni giorno dalla mancanza di acqua potabile e dalla scarsità di cibo e cure mediche. COOPI è presente a Deqalle con due progetti di emergenza e si occupa di distribuire alimenti freschi ed essiccati, acqua, kit per l'igiene personale e zanzariere.
Riportiamo qui una testimonianza del team di COOPI a Baidoa.
"Ringraziamo ogni giorno Allah per averci condotto al campo"
È un soleggiato mercoledì mattina; percorriamo in auto una strada polverosa, diretti a Deqalle Camp. Ci siamo organizzati per incontrare alcuni abitanti del campo, per realizzare interviste post-progetto. I beneficiari risiedono a Deqalle da luglio: sono fuggiti dalle loro case nella regione di Bay e Bakool dopo la ripresa degli attacchi di Al-shabaab, quando le milizie somale occuparono la zona.
All'ingresso del campo, ci accoglie un gruppo di donne: Fatuma, fuggita dalla regione di Bay coi suoi 4 figli, Shiniya, Amina, Nuney e Seynab, anch'esse residenti al campo. Dopo averle salutate iniziamo subito le interviste.
Per i colloqui seguiamo il nostro questionario standard e in 45 minuti abbiamo finito le interviste. Stiamo per andare via, quando Fatuma ci ferma: "Ci consideriamo fortunate, ringraziamo sempre Allah per averci condotto qui a Deqalle. Siamo fuggiti con le nostre famiglie lasciando tutto, ci siamo ritrovati a mani vuote e COOPI ci ha dato quello di cui avevamo più bisogno: denaro, il necessario per lavarci e zanzariere. Alcuni di noi hanno usato il denaro per pagare Dugsi (la scuola coranica), per comprare cibo, medicinali per i famigliari e anche vestiti. Non vogliamo neanche immaginare cosa sarebbe successo a noi e ai nostri figli senza la vostra assistenza e l'aiuto del finanziatore, che, mi hanno detto, si chiama ECHO".
In questo e altri modi lavoriamo dei campi e dei villaggi di Baidoa, per migliorare la salute e la vita di migliaia di bambini, uomini e donne, come Fatuma.
"Ora gestisco la mia attività"
È pomeriggio inoltrato quando, nel campo, si diffonde la chiamata per la preghiera. Ci avviciniamo a un piccolo bazar. "Assalamu alaikum, staff di COOPI, e benvenuti al mio negozio!" dice il signor Ali. Originario di Qasaxdhere, Ali vive al campo Allamagan a Baidoa.
Gli chiediamo di parlarci della sua famiglia, che si trova a Deqalle e di come è stata la sua esperienza con il progetto di COOPI.
"Quando ripresero i combattimenti tra Al Shabab e il governo, lasciai Qasaxdhere con mia moglie Fatuma e i miei sei figli. Nel mio villaggio ero carbonaio, ma qui al campo non posso continuare con la mia attività. La maggior parte di quel lavoro si fa in periferia, dove risiede la maggior parte dei terroristi: questo mi spaventa. Quando COOPI è venuta ad portare assistenza, per fortuna sono stato selezionato come beneficiario! Con i primi 80 dollari di sussidio ricevuti da COOPI, ho messo su un tavolino all'interno del campo per vendere dolci e qualche spuntino; più tardi, dopo aver ricevuto altri due sussidi, ho affittato questa casetta e ne ho fatto un chiosco, dove vendo generi alimentari e altri beni di consumo. Ora ho la mia attività e quando mi capita qualche lavoro occasionale mia moglie mi aiuta a gestire il chiosco. Grazie a COOPI la mia vita e quella della mia famiglia qui a Deqalle è molto migliorata e sono anche riuscito a mandare i miei figli a scuola.".