Ciad. Allestito il nuovo campo di accoglienza per i rifugiati dal Sudan
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05-09-2023 | di COOPI

Ciad. Allestito il nuovo campo di accoglienza per i rifugiati dal Sudan

A fronte dell’intensificarsi del conflitto in Sudan, COOPI - Cooperazione Internazionale, grazie al supporto dell’Agenzia Italiana di Cooperazione e Sviluppo (AICS), ha preso parte alla risposta umanitaria rivolta ai rifugiati sudanesi in Ciad, nella zona di confine col Darfur.

Per rispondere all’esodo sudanese in Ciad, COOPI ha partecipato alla costruzione, in un mese e mezzo, del nuovo campo di accoglienza a Zaboud, nella provincia di Sila. Se nei primi due mesi dallo scoppio dello scontro armato in Sudan, iniziato il 15 marzo tra le Forze Armate Sudanesi (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RSF), migliaia di rifugiati sono stati accolti in campi spontanei come quello di Ademour, situati a pochi chilometri dal confine col Sudan, la costruzione del nuovo campo di Zaboud ha permesso in poco tempo l’ingresso in un luogo sicuro di 25.000 persone, ad oggi oltre 40.000.  

In particolare, COOPI si è occupata del processo di ricollocamento dei rifugiati verso il nuovo campo di Zaboud e di fornire una risposta umanitaria immediata alla popolazione sudanese. Protezione, Supporto Psicologico, bisogni igienico sanitari attraverso la costruzione di latrine, Sensibilizzazione all’igiene e distribuzione di kit. Queste sono le attività di supporto di COOPI per il progetto “Risposta immediata per i rifugiati sudanesi”, finanziato da AICS. Particolare attenzione viene dedicata a donne e bambini, che costituiscono il 92% dei rifugiati dal Sudan.

Diego Regosa, coordinatore dell’emergenza umanitaria Sudanese in Ciad, descrive lo svolgersi delle attività:

Ora vi sono luoghi sicuri di accoglienza per i minori. 3 Spazi Amici dell’infanzia (EAE) hanno già accolto più di 1.000 bambini, e altri 2, in fase di finalizzazione, potranno cominciare a riceverne altri dall’inizio di settembre. È qui che Peruyo e Zara, esperte animatrici di COOPI, organizzano attività ricreative, ludiche e di sensibilizzazione all’igiene, mentre il nostro team di psicologi, come Yabao, ha già preso in cura oltre 40 bambine e bambine. Spesso, riceviamo anche il supporto di volontarie locali rifugiate che hanno preso a cuore i progetti per l’infanzia.

La costruzione del campo di Zaboud:

Quel 2 giugno al ritorno verso Goz Beida passammo a visitare quella che era stata identificata come l’area di costruzione del nuovo campo: a ridosso di un villaggio di 770 abitanti, un immenso spazio pianeggiante racchiuso da un Wuadi (fiume sabbioso che si riempie d’acqua nella stagione delle piogge). Niente pozzi né network telefonico, nessuna scuola o centri di salute per chilometri. Eppure, in un mese e mezzo, un campo è sorto dal nulla con rifugi d’emergenza, un pozzo collegato a diversi punti di distribuzione dell’acqua, cliniche mobili e centri di salute installati nelle tende.

Tuttavia, nonostante la prontezza degli attori umanitari nella costruzione nel nuovo campo, l’emergenza non è ancora finita.  Alla fine del mese di agosto il campo di Zaboud, pensato per ospitare 25.000 persone, ha già raggiunto una capienza di oltre 40.000 rifugiati. Gli scontri in Sudan hanno cominciato ad interessare anche la regione del Sud Darfur, costringendo centinaia di nuove persone al giorno ad oltrepassare il confine per cercare un luogo sicuro. Di conseguenza, molti sfollati vivono ancora in rifugi spontanei in attesa di essere ricollocati. Il Ciad ha già accolto dall’inizio del conflitto a marzo più di 180.000 persone provenienti dal Darfur, oltre alla comunità sudanese già presente nel territorio, composta da circa 409.165 persone (UNHCR, Luglio 2023). Attualmente attraversato da conflitti regionali, desertificazione e scarsità di acqua corrente ed elettricità, il Ciad oggi ospita la popolazione migrante più ampia dell’Africa Centrale e Occidentale, circa 600.000 persone.

I progetti rivolti alla comunità rifugiata sono svolti con il supporto del Governo del Ciad e delle comunità locali (come il prefetto di Adè, in provincia di Sila), che in pochi giorni cedono terre per costruire nuovi campi di accoglienza. D’altra parte, COOPI collabora con l’UNHCR e l’OIM, all’interno del meccanismo di coordinamento congiunto, per individuare i beneficiari più a rischio e prendere atto della diversità dei bisogni presenti.  

Per offrire una risposta umanitaria all’emergenza umanitaria causata dal conflitto in Sudan, COOPI presta assistenza a 35 mila persone nei luoghi più sicuri, in Ciad, al confine con il Darfur, e a Gedaref, in Sudan, al confine con l’Etiopia. Grazie alla sua presenza storica nel territorio, in Ciad dal 1994 e in Sudan dal 2004, COOPI riesce a raggiungere le persone più vulnerabili come donne e bambini con progetti di sicurezza alimentare, protezione all’infanzia ed educazione. Nei prossimi mesi COOPI continuerà a seguire i bisogni della popolazione sfollata, con la costruzione di servizi igienici e di un altro pozzo per approvvigionare l’altra metà del campo di Zaboud.

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