25-10-2023 | di COOPI
Sudan. Il conflitto senza fine e la voglia di un sorriso
Fonte: Corriere della Sera, Mondo capovolto
15 Aprile 2023. Questa è la data in cui è scoppiato l’attuale, ennesimo, conflitto sudanese, con conseguenze umanitarie non solo per le popolazioni del Sudan, ma anche per i Paesi limitrofi. Pochi giorni dopo sarei dovuto ripartire per il Darfur settentrionale per coordinare le iniziative di COOPI nell’area ma, a causa dell’impossibilità di raggiungere il Paese, sono stato inviato dall’organizzazione umanitaria in Ciad, nella regione del Sila, nei campi nati nella crisi del 2003 dove ora è in corso un ingente arrivo di rifugiati.
Il 2 giugno sono arrivato ad AdeMour e l’impatto è stato molto forte. Delle oltre 20.000 persone raccolte in rifugi di fortuna, fatti di frasche e qualche telo, il 92% erano donne e bambini esposti al sole e alle intemperie, in condizioni igieniche inquietanti e difficile accesso all’acqua. Le persone erano spossate dalla fame e nei loro occhi vitrei si leggevano gli orrori vissuti: le case incendiate e saccheggiate, mariti e figli adolescenti uccisi davanti ai loro occhi, violenze, stupri, la fuga nel deserto con poche cose, giorni e giorni di cammino per riuscire a passare il confine e scappare dal Sudan.
Il Ciad, tuttavia, per quelle persone non è un posto sicuro, poiché AdeMour si trova a pochi metri dalla frontiera, in una zona sensibile al potenziale sconfinamento di gruppi armati, oltre che alle alluvioni stagionali. Per questa ragione, il governo ciadiano e UNHCR hanno identificato un immenso spazio vuoto racchiuso da un Wuadi (fiume sabbioso che si riempie d’acqua nella stagione delle piogge), a circa 35 km dalla frontiera, vicino al villaggio di Zaboud, una zona senza né un pozzo, né linea telefonica, né scuole o centri sanitari nel raggio di chilometri, per la costruzione di un campo profughi.
Oggi, 25 ottobre, a Zaboud vivono già oltre 42.000 persone, ricollocate dalle zone di frontiera. Un campo è sorto dal nulla, con rifugi in legno e lamiera, latrine d’emergenza, due pozzi collegati a vari punti di distribuzione, tre centri sanitari e varie scuole provvisorie. In questo contesto, ho potuto lanciare la risposta all’emergenza di COOPI – Cooperazione Internazionale, a partire da ciò che già facciamo in Ciad: occuparci di una categoria particolarmente vulnerabile, quella dei minori. In poco più di 2 mesi, abbiamo costruito nel campo di Zaboud sei spazi “Amici dell’Infanzia”, vedi foto sopra, dove abbiamo accolto più di 7.000 bambini con attività ludico-ricreative e di supporto psicologico. Abbiamo identificato 15 famiglie d’accoglienza temporanea per bambini separati o abbandonati e messo a disposizione 850 kit igienici e quasi 2.000 kit dignità per giovani donne e adolescenti.
Nonostante i notevoli sforzi di tutti gli attori nella risposta umanitaria, l’emergenza non è ancora finita. Gli scontri in Sudan si sono intensificati anche nella regione del Sud Darfur e in questo stesso momento migliaia di persone sono in arrivo nella località di Tissi, nel Sila del sud, tra Sudan, Ciad e Centrafrica, zona che ora sono praticamente inaccessibili a causa delle piogge. Si tratta di una nuova urgenza dentro l’emergenza. Noi siamo riusciti a distribuire zanzariere, sapone, taniche e secchi a 750 famiglie, ma i bisogni sono in aumento e richiedono lo sforzo di tutti.
Mondo capovolto è la newsletter del Corriere della sera che riprende le notizie dal Sud del pianeta, esce ogni giovedì sera a cura di Sara Gandolfi