Sudan. L'emergenza colera aggrava una crisi inarrestabile
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05-09-2024 | di COOPI

Sudan. L'emergenza colera aggrava una crisi inarrestabile

Lo stato di Gedaref, nel Sudan orientale, accoglie circa 961.000 sfollati interni, rendendolo il terzo stato con il maggior numero di sfollati in tutto il Sudan. A peggiorare la situazione, da luglio 2024, le forti piogge e inondazioni che hanno reso le condizioni igienico-sanitarie sempre più critiche hanno creato un terreno fertile per la diffusione di malattie. Dal 12 agosto 2024, il Ministero della Salute ha ufficialmente dichiarato l'epidemia di colera in Sudan, con Gedaref tra gli stati più colpiti, e con un totale di 384 casi e 20 decessi registrati tra il 16 e il 28 agosto.

Chiara Zaccone, Coordinatrice di Area nel Sudan Orientale per COOPI - Cooperazione Internazionale da dicembre 2023, lavora insieme al team sul campo per affrontare le sfide della crisi umanitaria. In questa intervista, che trovi alla fine dell'articolo, la nostra cooperante ci offre un quadro della situazione sanitaria nello stato di Gedaref, tra l'epidemia di colera e le altre minacce per la salute della popolazione sfollata e rifugiata.

Guerra, inondazioni e malattie

Insomma, lo stato di Gedaref, già messo a dura prova dall'arrivo di sfollati interni da Khartoum, è stato travolto da nuovi flussi di persone in fuga dalle violenze dopo l’attacco nel vicino stato di Sennar a giugno 2024 e dalle inondazioni. Queste condizioni hanno contribuito alla diffusione del colera in campi sovraffollati e privi di strutture igienico-sanitarie adeguate.

Il Sudan sta vivendo una delle peggiori crisi umanitarie al mondo. La nostra priorità è garantire che le famiglie sfollate abbiano accesso a acqua pulita, servizi igienici e assistenza sanitaria adeguata."

Zaccone sottolinea come il colera rappresenti solo l'ultima di una serie di emergenze sanitarie che colpiscono una popolazione già estremamente vulnerabile. Le strutture sanitarie locali sono al collasso, incapaci di rispondere al numero crescente di casi. Le famiglie sfollate, che vivono nel terrore della guerra e ora anche di un'epidemia che può uccidere in poche ore, sono particolarmente esposte. Altre malattie legate alla presenza di acque stagnanti, come dengue, malaria e diarrea acuta, sono ancora presenti e si diffondono rapidamente, aggravando la crisi sanitaria complessiva.

Non è la prima volta che il Sudan è colpito da un’epidemia di colera da quando la guerra è iniziata, proprio a riprova del fatto che una delle principali cause del diffondersi di malattie come il colera, è il collasso delle infrastrutture conseguente alla guerra".

Per approfondire, guarda questo passaggio chiave al minuto 0.15 - 4.05

La risposta umanitaria di COOPI

COOPI ha implementato diverse azioni per arginare l'epidemia di colera e migliorare le condizioni igienico-sanitarie nei campi di accoglienza. Tra le iniziative principali, vi è la distribuzione di kit per il trattamento dell’acqua a 1600 famiglie vulnerabili e l’installazione di punti di raccolta di acqua pulita trattata con cloro. Inoltre, con i fondi dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), sono state costruite 10 latrine di emergenza e attivate campagne di sensibilizzazione sulle corrette pratiche igieniche.

COOPI, inoltre, sta lavorando con il partner locale AlShraeg e il Ministero della Salute per formare volontari comunitari formati sulle buone pratiche igieniche, che contribuiranno alla creazione di campagne di sensibilizzazione essenziali alla popolazione, raccolgono i rifiuti e promuovono pratiche igieniche corrette nei campi sfollati. A partire da settembre, verranno inoltre implementate campagne di controllo dei vettori di contagio e distribuzione di cloro per disinfettare l'acqua, contribuendo a ridurre la diffusione delle malattie legate all’acqua contaminata.

Per una spiegazione dettagliata, andare direttamente al minuto 6.28 – 9.26

Come racconta Chiara Zaccone, il lavoro umanitario in Sudan è reso estremamente complesso dalle difficoltà logistiche e di sicurezza. Le inondazioni e le strade impraticabili isolano alcune delle aree più vulnerabili, rendendo difficile raggiungere le comunità sfollate con i beni e i servizi essenziali. Questa mancanza di accesso rende ancor più critico l’intervento umanitario.

Per ascoltare la testimonianza di Chiara sulle principali sfide che COOPI affronta nell'implementare la risposta umanitaria, andare direttamente al minuto 9.27 - 10.03. 

Non ignoriamo il Sudan

Chiara Zaccone si appella ad un maggiore impegno internazionale per affrontare la crisi umanitaria e sanitaria in Sudan. Le risorse attuali sono del tutto insufficienti per coprire i bisogni di milioni di persone.

Non ignoriamo ciò che sta accadendo in Sudan. I fondi internazionali devono essere incrementati per coprire i bisogni enormi e fermare la crisi umanitaria e sanitaria in corso”, 

afferma Zaccone, richiamando l'attenzione sul fatto che la guerra e le sue conseguenze spesso non ricevono l'attenzione che meriterebbero da parte della comunità internazionale.

L'appello di Chiara alla comunità internazionale si trova al minuto 10.03 - 11:51.

Con oltre 10 milioni di sfollati e 14 milioni di persone che soffrono di malnutrizione acuta, se non si interviene prontamente la regione rischia di affrontare una catastrofe umanitaria ancora più grave, con un aumento esponenziale di malattie e una continua perdita di vite umane.

COOPI continua, dal 2004, a fornire supporto ai gruppi più vulnerabili colpiti da conflitti e catastrofi di origine naturale, come rifugiati, sfollati e comunità che li ospitano. Oggi, l’azione di COOPI si esplica maggiormente in interventi di sviluppo e di assistenza umanitaria nei settori WASH e della distribuzione di non-food items (NFIs): vengono forniti acqua potabile e beni di prima necessità quali coperte, piccoli utensili per cucinare, contenitori per l’acqua, teli di plastica e corde per montare ripari temporanei in attesa di poter accedere ai siti per gli sfollati.